Il fine giustifica i mezzi

…e tu sei su scherzi a parte!

eleonora

Ma nessuno me lo aveva detto alla fine dell’intervista, pertanto ci sono caduta come una pera cotta.

Cotta e ubriaca sotto l’Arco della Pace dai flash dei fotografi, dalle emozioni di rivedere le mie amiche blogger, dalla voglia di vivere per un week end la settimana della moda tra risate, sfilate, colori, luci, gente, rumori assordanti, voci,  look e tendenze. Non capita tutti i giorni di vivere esperienze del genere e se non altro ogni tanto ci provo ad essere presenzialista, e lo faccio con gli occhi e le emozioni di una bimba felice che fa della frivolezza la sua arma innocente.

Non sarò mai esperta e consulente di moda, lungi da me, e di nessun titolo fashion ho osato mai fregiarmi. Io la moda la vivo ogni mattina nella mia camera armadi. Da qui ogni giorno nasce  il mio processo creativo con cui mi vesto cercando di realizzare outfit non scontati e nel giro di 10 minuti sono pronta per cominciare la mia vita lavorativa grazie alla quale produco fatturato, seguo aziende, guadagno, pago le tasse e rimetto soldi nel sistema per vivere bene, anzi benissimo con due bimbi e un marito che adoro e ringrazio ogni giorno per la pazienza che hanno di sopportarmi.

Baso le mie esperienze e le mie conoscenze su una cosa elementare: COMPRO, qualsiasi cosa mi piaccia e poi abbino, riabbino, creo, mischio, ricreo, adatto, reinterpreto. Io comprerei sempre e ovunque, anche su un’isola deserta riuscirei a comprare qualcosa di fashion da abbinare ai miei look, qualcosa di particolare che tutti si girerebbero a guardare e perché non un bel turbante? Poi se fossero quelli di Qaboo bin said ancora meglio!

Quando ho mostrato il filmato alle persone che mi conoscono bene dopo avere riso mi hanno detto:

“questo filmato non dice nulla di nuovo di te, per come ti conosco tu davvero ti metteresti qualsiasi cosa compreso il cappello del sultano!”

Bene a me il filmato non è piaciuto per diverse ragioni. Capisco che il fine giustifica i mezzi, lo diceva Machiavelli già nel 1500, ma quello che non capisco è: qual è il fine di un simile gioco?

Io ho vissuto l’intervista per intero e come ho anticipato sopra non si è molto lucidi in un contesto quasi incomprensibile. Prima dell’intervista ho chiesto di cosa si trattava e gli intervistatori che si sono spacciati per giornalisti di Fashion tv mi hanno risposto dicendomi che avremmo parlato del mio look.

Alla prima domanda sgrano gli occhi, avevano iniziato a sparare nomi strani che dopo due minuti di intervista non riesco nemmeno a ricordare.  Ero talmente imbambolata che mi sono chiesta più volte se non fosse il caso di fare un corso accelerato di moda internazionale visto che i nomi erano impronunciabili, e sfido chiunque a dirmi con onestà che conosceva il nome del sultano dell’Omam.

Mi sono incartata sulla moda green (non conoscendo Tom Ponzi o qualcosa del genere) e mi sono sentita l’attrice novella che in un film immaginario sul gioco del “milionario” cerca di riportare il discorso sul made in Italy e sulla moda eco fashion sostenibile al contrario dell’intervista davvero insostenibile e per come sono io, pacifica e rispettosa della dignità e del lavoro altrui, non ho avuto il coraggio di mandarli a fare in culo! Diciamo che sono una “fessacchiotta” che nel 2014 crede ancora nell’onestà delle persone!

Poi abbiamo parlato di cappelli e dopo l’ennesimo NO, visto che di moda non sono onnisciente, fingo di sapere una cosa che ignoro: “Si li porterei, perché no?” ma in quel momento pensavo più ai miei capelli e a come sarei venuta in video che alle loro ormai stupide  domande.

Alla fine mi hanno fatto parlare del mio look pur essendo solo apparenza in linea col tema, perché il fine giustifica i mezzi e il fine non era parlare dei look dei blogger.

Ma qual è il fine?

Ancora una volta si ha la conferma che in Italia la “comunicazione spazzatura” sia più stimolante di quella costruttiva.

Se non ci fossero i blogger la settimana della moda sarebbe spenta, triste, tetra e grigia come il cielo di Milano. Ci sono tante categorie di blogger e tanti modi di intendere un fashion blog.  Ogni  blog è un diario personale, il mio è quello della consumatrice imperfetta che abbina capi e diffonde consigli e ispirazioni ai consumatori/followers su come abbinare i capi cercando di trasmettere interesse verso un determinato prodotto, aiutando i consumatori nelle loro scelte di acquisto. (Per intenderci durante la fashion week ho indossato un paio di unkle boots molto particolari durante gli shoot postati sul facebook e dopo il post sul blog il brand promosso ha venduto in un giorno 15 paia di boots per 280 euro l’uno! Direi che ho proprio apportato un gran danno alla società, vero?)

Il messaggio di questo filmato è un estratto negativo e superficiale di una società dedita solo a criticare, distruggere, abbattere, stare sui social per commentare con disprezzo senza mai affrontare la situazione reale. Pregiudica il mondo della comunicazione dei fashion blog ma solo perché c’è ignoranza sulla vera natura dei blog, non ci si ferma mai a guardare oltre e ad interrogarsi sulla natura delle cose. Si guarda solo all’apparenza omologando tutti i blogger a figli di papà che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera.

Non è così! Più informazione per tutti e meno cattiveria, per una società migliore che costruisce e non distrugge. Meno cattiveria anche da parte della stessa blogger community, i commenti di molti bloggers sono stati aberranti e saccenti  a suon di condanne dal sapore moralista.

Un primo passo sarebbe quella di invitare gli autori di questo scherzo a convocarci nei loro studios per una vera intervista! Un secondo passo è quello di invitare gli autori nella mia rubrica Look all’interno di Trend una trasmissione televisiva in onda alla domenica sera ore 2130 su TRC. Il terzo passo vi tocca farlo! Allacciate le cinture di sicurezza! La sfida è aperta!

***

Adoro  il mio spazio virtuale, grazie al quale mi rilasso e parlo di cose frivole, grazie al quale ho conosciuto brand importanti  da cui sono nate collaborazioni significative ma anche amicizie vere.

Continuerò  a bloggare ancora per molto e nel bene e nel male continuerò a fare le mie

“dirty fashion figures”.

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Una risposta a Il fine giustifica i mezzi

  1. luca scrive:

    questa mi mancava!! mi è sfuggito qualcosa??
    stasera ti interrogo!!
    cos’hai combinato a Milano?

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